“E’ ritornato il mio solito mal di testa”. “Non puoi capire come sto”. “Mi fa male vedere anche quella piccola luce, spegni”. Chi si è ritrovato a dire nell’ultimo mese una di queste frasi, vive una situazione malessere sempre più comune. In questo momento in Italia 6 milioni di persone soffrono di mal di testa (fonte: Fondazione Umberto Veronesi), vale a dire il 12% della popolazione, con numeri destinati ancora a salire. L’età più colpita va dai 18 ai 50 anni, in particolar modo le donne.
Non è solo un semplice mal di testa.
Il più delle volte è un’emicrania forte, a tratti disabilitante perché non ci permette di fare altro. Si caratterizza per un dolore moderato ma costante, localizzato nella metà della testa e del volto. A volte si accompagna ad altri disturbi come dolore agli occhi o disturbi visivi. In altri casi compaiono disturbi come vomito, difficoltà a sopportare la luce con sintomi che vanno da qualche ora a tre giorni.

Come possiamo fare?
Innanzitutto, facciamo un po’ di chiarezza.
Le parole cefalea, mal di testa, emicrania raccontano uno stesso sintomo che è il fastidio alla parte superiore del corpo. L’emicrania è una forma di cefalea sporadica. I sintomi durano dalle 4 alle 72 ore anche in forma grave. Il dolore è costante, peggiora durante uno sforzo fisico ed è accompagnato da sintomi come nausea, ipersensibilità alla luce o agli odori.
La cefalea invece è un disturbo neurologico ricorrente. Può essere di tipo

  • primario, come nel caso dell’emicrania, della cefalea muscolo-tensiva e della cefalea a grappolo
  • secondario, causata dalla presenza di altre patologie (da un dente cariato fino ad arrivare a situazioni più gravi come la presenza di tumori).

Nel caso delle cefalee primarie – quindi delle emicranie -: la domanda che ci troviamo spesso a fare (soprattutto a Google, stando alle statistiche) è: perché vengono? Solitamente i fattori scatenanti sono un’alta ricezione allo stress o un periodo di forte stanchezza. Non manca una predisposizione genetica, uno squilibrio ormonale, la mancanza di sonno o il cambiamento di pressione atmosferica.
Ora che abbiamo dato un nome al nostro malessere, come risolviamo il problema?
In questo caso di solito ci si divide in due gruppi. C’è chi si chiude in casa, spegne la luce, cerca di non prendere medicinali per poi desistere: “Cosa vuoi che mi faccia quella medicina, e poi mica potevo stare ancora male così”. E chi invece sin da subito si riempie di medicinali perché “tanto è inutile soffrire”. Senza però agire sulle cause: secondo la British University il 15% delle persone che assume farmaci, va oltre il limite consentito quando si tratta di farmaci antinfiammatori non steroidei (come ibuprufene o acido acetilsalicilico).

L’osteopatia da tempo ha dimostrato con studi scientifici l’efficacia dei trattamenti nella gestione delle emicranie. Il corretto riequilibrio delle dinamiche craniche e la distensione delle rigidità muscolari e articolari attraverso la manipolazione indiretta fa si infatti che il corpo ritrovi il proprio benessere con poche sedute in studio. Si tratta sempre di tecniche non invasive, non dolorose e molto efficaci. Un approccio naturale in grado di riportare l’organismo al migliore equilibrio possibile.
Tutto questo con dei “semplici” incontri con l’osteopata? Si.
Lo continuo a dire, non è magia. È osteopatia.

 

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